26 apr 2011

 Viaggio nella Champagne
  Tra maison antiche e giovani produttori

La considerazione maggiore che possiamo fare al ritorno da questo viaggio nella Champagne, è che esiste oramai una nuova e giovane generazione di produttori, che sta proponendo, con molto successo, dei vini  che sono il  frutto ed espressione del rispettivo terroir, legati alle tradizioni ma con una visione moderna e dinamica.
E' stato un piacere conoscere di persona e assaggiare gli champagne di Chartogne-Taillet, quelli di Bereche, di Tarlant, di Horiot, Goutorbe, Couche e di tanti altri ancora.
Età media 35 anni, generazioni di vignerons alle spalle, anima contadina ma in un mondo moderno e tecnologico, che oramai impugnano le redini delle loro maison con professionalità e passione, con grande attenzione per l'ambiente, che non cercano l'omologazione ma anzi esaltano le proprie diversità.

  Il breve soggiorno in terra d'oltralpe è stata anche l'occasione per salutare un mito per noi appassionati, nascosto dal mondo in quel di Ambonnay, dove ci ha "demolito" di primo mattino con alcuni pezzi formidabili. Sto parlando di Jacques Beaufort, che ci ha attrezzato una batteria da 12 assaggi alle 10 di mattina, con alcune cose (io poi direi tutte), veramente monumentali, come il '99, il '96, e il '96 demi sec di Polisy, per finire con un Rosè de Saignèe Doux che ho descritto nelle mie note solamente come:  Spettacolare!
Un'altra cosa emozionante è stata la visita dai signori Fallet-Prevostat, nel villaggio di Avize, con annessa visita alla cantina. Un grande tesoro nascosto in decine di cunicoli dove era difficile passare se non di lato, completamente circondati da bottiglie, una cosa davvero particolare, come il furgoncino Citroen degli anni '50 ancora in perfetto stato che viene usato regolarmente ad ogni vendemmia. Un blanc de blanc buonissimo quello prodotto dai coniugi Fallet, strutturato ed elegante, setoso, grande freschezza con un utilizzo del legno sapiente e bilanciato. Versato poi dalla mano della molto anziana signora Fallet ha acquisito un significato decisamente diverso, riflettendo sulla sua vita e quella del marito Michel,  perennemente a contatto con la vigna e poco col mol mondo esterno, nessuna insegna fuori della porta, una grande riservatezza e umiltà di vignerons che rischiano di non vedere portati avanti i loro sforzi. Speriamo tanto non sia così.
L'ultima sosta prima di partire è stata invece da una grande Maison, Louis Roederer,  grande in termini di numero di bottiglie prodotte e grande anche per lo spessore del suo nome. Negociant-Manipulant, 214 ettari vitati di proprietà sparsi per i migliori comuni della regione, molti dei quali stanno vivendo il passaggio ad una agricoltura biologica o biodinamica, una storia importante che comincia nel 1760 ed oggi rimane tra i nomi che si usano come sinonimo di grandi champagne. Una visita interessantissima in un impianto moderno, che però non dimentica la storia che ha attraversato la maison, in cui il Cristal, il suo prodotto di punta, riposa 6 anni sui lieviti, e già dal colore giallo dorato e dal finissimo perlage fa presagire un fascino che stimolerà l'olfatto e il palato. Abbiamo degustato l'ultimo uscito dalle cantine, il 2004, che si è espresso con una elegantissima speziatura, pasticceria, grande freschezza, per poi arrivare in bocca a mostrare la stoffa del fuoriclasse, con una cremosità e un gusto stupendi, acidità millimetrica, voluttuoso, complesso, un grande champagne davvero.
Salutando lo Chef des Vignes di Roederer ci siamo rimessi in macchina per tornare a casa, riattraversando le vigne intervallate dal giallo dei campi di colza, e poi giù verso la borgogna, guidando verso Roma, parlando delle cose che faremo non appena potremo tornare, la prossima volta.